Buonasera a tutti,
mi chiamo Luca ed ho 43 anni, mi sono deciso a scrivere su questo forum perché vi ritengo i più adatti ed esperti in materia, per avere un consiglio sulla questione che di seguito vi illustro.
Sono un ansioso sin dalla giovane età, causa ambiente familiare altamente ansioso di sua natura. La vera ansia patologica si manifesta però all’età di 20 anni, in seguito al decesso della ragazza di 16 anni con cui stavo, avvenuto per colpa di un melanoma. Di lì, ho sperimentato attacchi di panico ed ansia, trattati con blandi farmaci come Lexil, visto che mi prendeva soprattutto alla pancia.
Gli anni sono passati, tra alti e bassi, e gli episodi di ansia si sono ripresentati ma in maniera non devastante.
Veniamo ai giorni di oggi. Per festeggiare i 10 anni di matrimonio con mia moglie, avevo deciso da tempo di portarla a fare un viaggio alle Azzorre, lasciando a casa con i nonni il piccoletto di 4 anni. Purtroppo, più la data della partenza si avvicinava (7 luglio 2019) e più in me cresceva l’ansia, tanto che alla fine, per farvela breve, non siamo più partiti.
In seguito a questo avvenimento ed alla forte ansia, ho deciso di rivolgermi ad uno psichiatra e nel contempo di affiancare una psicoterapia cognitivo-comportamentale. Era luglio 2019.
Lo psichiatra, dopo un bel colloquio, mi prescrive Paroxetina da 20mg da assumere una pasticca al giorno per almeno 8 mesi, dicendomi del tempo che avrebbe impiegato a fare effetto.
Devo dire che la terapia ha dato i suoi frutti, probabilmente insieme alla psicoterapia, ma io dopo un mese circa stavo già decisamente meglio, e con il passare del tempo sono tornato proprio bene, incolume anche dall’ansiogeno fenomeno COVID. Ho trascorso una bellissima e serenissima invernata, tanto che non avendo più alcun sintomo la psicologa a Natale con mio consenso, ha deciso di interrompere la psicoterapia.
Passati gli 8 mesi di Paroxetina 20gr die, ho richiamato il neurologo dicendogli come stavo. A sua volta mi indica di passare a metà dose (10 gr die, quindi mezza pasticca) per un periodo di almeno 2 mesi.
Così ho fatto, e sostanzialmente non ho avuto alcun problema ed ho continuato a stare molto bene.
Passati i 2 mesi, sono ritornato dallo psichiatra che mi ha detto che a quel punto potevo interrompere del tutto la cura col farmaco. Io fidandomi completamente di lui e stando comunque molto bene, da incosciente, ho fatto proprio così, E DA QUI SONO INIZIATI I PROBLEMI.
Infatti dopo pochi giorni dalla sospensione brusca della Paroxetina, è iniziata la famosa sindrome da sospensione, con un lento ma progressivo ritorno dell’ansia, soprattutto legato allo stato di salute.
Sono inoltre comparsi 2 sintomi parecchio fastidiosi, che mi hanno spinto a scrivere su questo forum.
Il primo sintomo riguarda la perdita di coordinazione del braccio dx, con difficoltà nella scrittura, come se far fare i semplici movimenti della mano fosse molto più complicato, e la mano non mi rispondesse bene. Niente perdita di forza, ma scoordinazione vera e propria.
Il secondo sintomo riguarda invece la parlata, infatti trovo leggermente più difficoltoso pronunciare alcune parole, soprattutto quelle con parecchie “R” o “S” o consonanti di seguito. Ciò è più evidente quando sono più in tensione, quando magari parlo con un interlocutore al telefono o al lavoro.
Ora, da vero ansioso (in particolar modo in questo momento) questi sintomi mi hanno allarmato e mandato ulteriormente in ansia….
Ora sono andato da un’amica fisiatra, che mi dice preferisca non prenda altri farmaci, visto che è da un mese preciso che non prendo Paroxetina. Mi ha dato al momento degli Omega 3 e 6 forti per il sistema nervoso centrale ed un ansiolitico omeopatico (BIO PAX).
L’ansia ed i sintomi ci sono ancora tutti, a questo punto non so se sia un fattore di tempo, di attesa oppure… Secondo voi, questi sintomi sono reversibili? Quanto durano eventualmente? Sarà giusta la cura che sto facendo o un blando palliativo? COSA MI CONSIGLIATE DI FARE?
Vi ringrazio in anticipo per le preziose risposte e vi auguro una buona serata. A presto.
Luca