Consiglio su Zyprexa - effetti collaterali e dismissione
Inviato: ven ott 29, 2021 12:13 am
Salve,
scrivo per un consiglio per mia sorella.
Mia sorella ha un disturbo cognitivo comportamentale, aggravato da manie di persecuzione, forte insicurezza, momenti di isteria alternati ad altri depressivi ...una psicosi tendente alla depressione, all'isolamento sociale. Sembra una bambina in un corpo di donna, non ha amici, non esce mai sola di casa.
Da molto tempo fa una terapia ormai assolutamente collaudata e cioè 1 Cipralex 10 mg la mattina e 1 Tavor 1 mg la sera. Terapia che, più o meno, è sempre andata bene. Quello che le occorrerebbe è una seria psicoterapia che però non vuole affrontare..
A ridosso del lockdown la situazione si è un po' aggravata, i momenti isterici erano diventati più frequenti e di difficile gestione e quindi la sua psichiatra decise di prescriverle Zyprexa 5 mg (olanzapina, in farmacia mi danno il generico, prendo quello della Teva) la sera dopo cena, a distanza di diverse ore dal Tavor.
Ormai sono circa due anni che lo prende e, vengo alla domanda, sono sorti degli effetti collaterali che mi preoccupano ...
Il farmaco un certo beneficio l'ha portato, devo essere sincera, è più collaborativa, più tranquilla, più riflessiva.. non apatica o "addormentata" ma semplicemente più tranquilla, più incline al ragionamento, al confronto senza cadere in episodi isterici.
Però, di contro, è ingrassata parecchio (più di 10 chili) e per un soggetto insicuro e fragile è assolutamente deleterio! Vede riflesso nello specchio il corpo di un'altra persona, non si riconosce più con conseguenze depressive notevoli. Non mangia molto quindi sono convinta che dipenda esclusivamente dal farmaco.
Altro effetto negativo sono i salti mestruali : il ciclo non è scomparso del tutto ma ogni tanto salta un mese...(ma ha circa 47 anni, forse potrebbe anche essere un inizio di menopausa...).
E poi di notte ogni tanto le viene un rigurgito che la porta a vomitare..(questo però è sporadico, e ha sempre sofferto di gastriti).
La psichiatra è fermamente convinta di dover continuare con la terapia ma io invece sarei dell'idea di interrompere, pur se gradualmente. Se da una parte lo Zyprexa le ha fatto bene dall'altra le ha causato pesanti effetti collaterali e non so se valga più la pena di continuare.
Forse dovrei farle fare degli esami del sangue per capire se ci sono stati danni ma di certo sono sempre più convinta di sospendere, pur in contrapposizione con la psichiatra.
Ho iniziato quindi a scalare il farmaco di mia iniziativa.. è orodispersibile quindi ne sto togliendo un quarto e il resto lo sciolgo in due dita di aranciata. Pensavo di continuare così per una ventina di giorni e poi passare a mezza pasticca e così via.
Ma mi rimane forte il dubbio di sbagliare...
E se non stessi facendo la cosa giusta?
Magari è il caso di consultare un altro psichiatra per discutere la situazione. Forse un soggetto "super partes" può decidere in piena autonomia.. Spesso gli psichiatri (come i neurologi) restano imbrigliati nella loro stessa urgenza di prescrivere psicofarmaci, quasi come se fossero le "pillole magiche" in grado di sistemare, anzi nascondere, ogni disagio. Magari per casi molto gravi sarà così, e meno male che esistono i farmaci! Ma per casi molto più lievi come mia sorella la prescrizione di questo tipo di farmaci, seconde me, andrebbe ponderata molto molto più a lungo...
Ma parlo da profana, non sono medico, a volte sorvolo sui benefici e guardo solo gli effetti collaterali...
Grazie... ogni consiglio sarà immensamente apprezzato....
scrivo per un consiglio per mia sorella.
Mia sorella ha un disturbo cognitivo comportamentale, aggravato da manie di persecuzione, forte insicurezza, momenti di isteria alternati ad altri depressivi ...una psicosi tendente alla depressione, all'isolamento sociale. Sembra una bambina in un corpo di donna, non ha amici, non esce mai sola di casa.
Da molto tempo fa una terapia ormai assolutamente collaudata e cioè 1 Cipralex 10 mg la mattina e 1 Tavor 1 mg la sera. Terapia che, più o meno, è sempre andata bene. Quello che le occorrerebbe è una seria psicoterapia che però non vuole affrontare..
A ridosso del lockdown la situazione si è un po' aggravata, i momenti isterici erano diventati più frequenti e di difficile gestione e quindi la sua psichiatra decise di prescriverle Zyprexa 5 mg (olanzapina, in farmacia mi danno il generico, prendo quello della Teva) la sera dopo cena, a distanza di diverse ore dal Tavor.
Ormai sono circa due anni che lo prende e, vengo alla domanda, sono sorti degli effetti collaterali che mi preoccupano ...
Il farmaco un certo beneficio l'ha portato, devo essere sincera, è più collaborativa, più tranquilla, più riflessiva.. non apatica o "addormentata" ma semplicemente più tranquilla, più incline al ragionamento, al confronto senza cadere in episodi isterici.
Però, di contro, è ingrassata parecchio (più di 10 chili) e per un soggetto insicuro e fragile è assolutamente deleterio! Vede riflesso nello specchio il corpo di un'altra persona, non si riconosce più con conseguenze depressive notevoli. Non mangia molto quindi sono convinta che dipenda esclusivamente dal farmaco.
Altro effetto negativo sono i salti mestruali : il ciclo non è scomparso del tutto ma ogni tanto salta un mese...(ma ha circa 47 anni, forse potrebbe anche essere un inizio di menopausa...).
E poi di notte ogni tanto le viene un rigurgito che la porta a vomitare..(questo però è sporadico, e ha sempre sofferto di gastriti).
La psichiatra è fermamente convinta di dover continuare con la terapia ma io invece sarei dell'idea di interrompere, pur se gradualmente. Se da una parte lo Zyprexa le ha fatto bene dall'altra le ha causato pesanti effetti collaterali e non so se valga più la pena di continuare.
Forse dovrei farle fare degli esami del sangue per capire se ci sono stati danni ma di certo sono sempre più convinta di sospendere, pur in contrapposizione con la psichiatra.
Ho iniziato quindi a scalare il farmaco di mia iniziativa.. è orodispersibile quindi ne sto togliendo un quarto e il resto lo sciolgo in due dita di aranciata. Pensavo di continuare così per una ventina di giorni e poi passare a mezza pasticca e così via.
Ma mi rimane forte il dubbio di sbagliare...
E se non stessi facendo la cosa giusta?
Magari è il caso di consultare un altro psichiatra per discutere la situazione. Forse un soggetto "super partes" può decidere in piena autonomia.. Spesso gli psichiatri (come i neurologi) restano imbrigliati nella loro stessa urgenza di prescrivere psicofarmaci, quasi come se fossero le "pillole magiche" in grado di sistemare, anzi nascondere, ogni disagio. Magari per casi molto gravi sarà così, e meno male che esistono i farmaci! Ma per casi molto più lievi come mia sorella la prescrizione di questo tipo di farmaci, seconde me, andrebbe ponderata molto molto più a lungo...
Ma parlo da profana, non sono medico, a volte sorvolo sui benefici e guardo solo gli effetti collaterali...
Grazie... ogni consiglio sarà immensamente apprezzato....