Buongiorno a tutti, mi sono imbattuta in questo forum cercando informazioni riguardo alla riduzione della terapia con Venlafaxina che sto cercando di effettuare.
Riassumo la mia storia, sperando che qualcuno possa darmi delle buone indicazioni.
Ho cominciato ad assumere Venlafaxina 37,5 a rilascio prolungato lo scorso ottobre per un problema di ansia che mi aveva causato alcuni spiacevoli sintomi, tra i quali soprattutto una bruttissima insonnia. Da allora fino ad oggi ho sempre assunto 1 capsula da 37,5 una volta al giorno, al mattino tra le 7 e le 8, insieme alla colazione.
La Venlafaxina, pur a dosaggio non terapeutico, ha fatto il suo. Oggi, già da diversi mesi (da febbraio per la precisione) non accuso né ansia (se non in brevi momenti e per ragioni giustificate), né insonnia.
Ho quindi recentemente sentito il neurologo che mi aveva prescritto la cura, per capire se fosse il caso di cominciare a pensare alla riduzione e come.
Il suo suggerimento è stato alquanto sbrigativo: secondo lui avrei potuto interrompere l'assunzione del farmaco da un momento all'altro senza temere nulla. Quando gli ho fatto notare che sono comunque quasi 9 mesi che assumo una capsula al giorno e che non mi sentivo sicurissima di interrompere così bruscamente, mi ha suggerito di procedere sempre con 1 capsula al mattino, ma a giorni alterni.
Così ho fatto, a partire dal 18/6. Quello che ho notato è che:
- il giorno in cui non prendo la capsula, non accuso alcun malessere fino a circa l'ora di cena (quindi a 36h dall'ultima assunzione)
- il malessere consiste soprattutto in un lieve stato di ansia, un senso di distrazione perenne, stanchezza, qualche tensione muscolare, un po' di nausea. Niente di insopportabile, ma neppure particolarmente piacevole
- il giorno in cui riprendo la capsula, il malessere continua fino a circa ora di pranzo per poi sparire del tutto o quasi (quindi i sintomi spariscono circa 4-5h dopo l'assunzione)
Sentirò in questi giorni anche il parere del mio medico di famiglia, per capire cosa suggerisce lei, ma mi piacerebbe conoscere la vostra opinione:
- ritenete che il malessere sia dovuto ad una strategia di riduzione sbagliata? Oppure posso ritenere che un minimo di fastidio sia necessario nel periodo di aggiustamento?
- secondo voi dovrei procedere con la strategia suggerita dal neurologo, confidando nel fatto che ad un certo punto, quando il mio corpo si sarà abituato all'assunzione a giorni alterni, il malessere andrà a svanire?
- leggevo che un'alternativa sarebbe continuare a prendere il farmaco tutti i giorni, ma riducendo il contenuto delle capsule, andando a contare le micro-sfere contenute in ognuna. Pensate che sia un'alternativa migliore?
- Con che piano di riduzione suggerite di adottare eventualmente questa strategia? Di quanto riduco le sfere e per quanto tempo devo restare su una nuova quantità?
- Se può essere utile, sto usando Venlafaxina generica (Teva) da 37,5. Ogni capsula sembra contenere sfere di almeno un paio di dimensioni diverse
- Gradirei poi avere anche qualche consiglio di tipo pratico; magari è una domanda stupida, ma una volta estratte le sfere, voi cosa usate per rimetterle nella loro capsula, dopo aver eliminato la parte di troppo? Questa mattina ho fatto una prova e mi sono ritrovata a rincorrere le sfere per tutto il tavolo
- infine preciso che molti anni fa ho fatto uso di paroxetina, sempre per un problema di ansia, per 9 mesi ed ho ridotto gradualmente in un periodo di 3 mesi passando al Seurepin (quindi liquido), senza particolari problemi né ricadute.
Vi ringrazio molto per la collaborazione!